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Finché c'è conflitto, c'è speranza

avvocatoarpini

ll conflitto, ai diversi livelli in cui si manifesta (individuale, interpersonale, di gruppo, sociale, culturale) è un'esperienza universalmente diffusa e in gran parte temuta.

Indipendentemente dal tipo di conflitto, l'origine è da ricercare in bisogni fondamentali non soddisfatti, un insieme di condizioni personali, relazionali e storiche non trascurabili.

Al contrario della violenza, nell'esperienza del conflitto il danno si presenta come componente reversibile, garantendo, all'interno dello scambio relazionale, una generosa propensione al cambiamento, frutto della dinamica rinnovatrice che proprio il conflitto produce nelle situazioni di incontro.

Si potrebbe, quindi, dire che finché c'è conflitto c'è speranza. Saper gestire la conflittualità consente di vivere le relazioni come vitali e significative e, quindi, può rappresentare l'antidoto naturale alla distruttività umana. Occorre però sviluppare un processo di apprendimento di lunga durata, una sorta di alfabetizzazione.

Modificare il nostro approccio ai conflitti non è facile perché sono molti gli elementi che concorrono nel rendere difficile pensare al conflitto come ad una risorsa: non esiste una specifica tradizione disciplinare che abbia studiato il conflitto come risorsa, il problema del linguaggio (sovrapposizione dei termini conflitto, violenza e guerra) e l'apprendimento pregresso legato alle esperienze ed ai vissuti infantili (quasi nessuno di noi ha una memoria positiva del conflitto).

Del conflitto si parla ancora sostanzialmente in termini negativi, spesso è inteso come sinonimo di guerra, violenza, di inimicizia. E non è un caso che per fare prevenzione alla violenza si punti ancora alla prevenzione dei conflitti, che non sono lontani ma sono due cose diverse. Non tutti i conflitti provocano violenza, anche se spesso dietro ogni forma di violenza si cela un conflitto. Ma si cela un conflitto mal gestito e non risolto del tutto che non ha trovato altri sbocchi e altre vie per manifestarsi e per trovare esito positivo.

La prevenzione deve evitare il degrado dei conflitti, non i conflitti stessi.

Parlare di conflitti, pertanto, significa parlare di relazioni. Il conflitto fa parte della relazione, quindi non va evitato, ma va accolto e gestito. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche, e forse a fortiori, se conflttuale.

Occuparsi dei conflitti significa occuparsi della regola, non di una situazione sporadica. Il conflitto è una situazione di normalità che non può essere evitata se non a costi maggiori in termini di conseguenze.

Il conflitto porta ad una accumulazione di energia che deve in qualche modo essere scaricata in termini di rabbia, di esercizio fisico, di impegno, di sublimazione; è scambio e dispersione di energia, fa sentire vivi in mezzo agli altri e con gli altri.

Dalla crisi si produce un nuovo equilibrio e stare nel conflitto non significa necessariamente vincere o perdere, partendo dall'accettazione dell'altro, evitando di giudicare ed ascoltando ciò che l'altro ha da dire.

I conflitti ci sono, sono necessari e utili alla crescita dell'individuo, purché siano alla sua portata, purché abbia gli strumenti per gestirli, eventualmente con l'aiuto di un esperto in grado di mediarne gli aspetti più problematici e distruttivi.

Come si diventa esperti nell'arte del conflitto? Fisher e Ury sostengono che si tratta di fare un salto qualitativo, passando dal considerare il conflitto in termini agonistici, cioè in termini di posizioni, per cui nella lotta fra i due schieramenti o si ottiene una vittoria o si ottiene un compromesso, a una logica completamente diversa, fondata sulla capacità di ricercare e di individuare interessi comuni, dove il risultato non è basato sul superamento o sulla composizione della vertenza, quanto sulla soddisfazione reciproca.

Nello specifico ambito familiare, per conflitto si intende uno stato di tensione, ostilità, competizione e divergenza di opinioni sui valori e sui fini e nella costruzione della relazione di coppia; è fondamentale come ognuno dei partner si pone di fronte al conflitto, affinché le differenze di cultura e di modelli di provenienza, di pensiero, di opinioni e di scelte concrete divengano uno stimolo di crescita sia individuale che di coppia.

Non mi resta che augurare, pertanto, a ciascuno il proprio conflitto.

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