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Il conflitto nella famiglia adottiva. La MF quale opportunità per evitare un nuovo trauma

avvocatoarpini

La separazione è un evento stressante per ogni famiglia biologica, ma per la famiglia adottiva un grado in più.

Il bisogno al quale la mediazione familiare cerca di rispondere è quello portato da coppie che, in procinto di separarsi o già separate, vivono una situazione di conflittualità tale per cui non riescono a trovare un modo adeguato per gestire ciò che resta in comune, i figli.

La forte motivazione alla genitorialità, nonostante la fine del legame coniugale e la resilienza dei figli adottati sono gli aspetti che fanno del percorso di mediazione familiare una reale opportunità, con buone prospettive di riuscita del percorso.

La famiglia esposta al rischio di crisi

La coppia che sceglie l'adozione è esposta a rischi di contrasto più elevati, perché proprio l’adozione è un progetto comune in cui i genitori riversano tutte le proprie risorse ed energie e questo diventa, talvolta, un fattore di rischio per la coppia in sé. A ciò aggiungasi che nell’adozione ci si trova a confronto con bambini che arrivano spesso da storie traumatiche, e in questo progetto di genitorialità c’è ancora meno spazio per la coppia, che fatica a darsi un supporto reciproco: tutti i bisogni si spostano sull’adozione, anche a livello sociale.

Dopo l'arrivo del figlio, quindi, la coppia può subire molti contraccolpi e, soprattutto, ciò che non è realmente condiviso inizia ad emergere.

In tale contesto può innestarsi la crisi di coppia. Con più frequenza contestualmente alla crisi

adolescenziale del figlio adottivo.

Proprio per tali aspetti, sono previste azioni integrate per ricostituire i legami di appartenenza,durante il percorso pre-adottivo, post-adottivo e nei momenti di criticità, affinché la famiglia non si percepisca come abbandonata a se stessa e non si trovi da sola a risolvere una situazione conflittuale e critica.

La gestione delle emozioni

Un passaggio delicato e paranormativo nel ciclo di vita della famiglia adottiva è certamente costituito dalla crisi di coppia e dal progetto di separazione. Quando questa si verifica la coppia si trova ad affrontare un ventaglio emozionale importante, a volte davvero difficile da gestire. Potrebbe emergere un sentimento di inadeguatezza, quasi di vergogna per non essere stati all'altezza del mandato sociale ricevuto, il senso di colpa, il timore del giudizio della scuola, degli altri genitori, dello stessa cerchia familiare allargata: tutte emozioni in grado, se mal gestite, di ostacolare la riorganizzazione del sistema familiare dopo la separazione.

La mediazione familiare: strumento innovativo

Per tale ragione è molto importante che i genitori sappiano che esiste la Mediazione Familiare, quale istituto e forma di sostegno che loro non hanno sperimentato nella preparazione all’adozione, che non conoscereanno nel post adozione, ma potrebbe rappresentare, solo eventualmente e in caso di necessità, un'esperienza nuova riservata, con operatori nuovi, nuova anche nel metodo, dove non ci sono valutazioni né relazioni, lontana dal giudizio e totalmente accogliente.

Un'alternativa che si differenzia chiaramente, per modalità e obiettivi, dalla terapia familiare e dalla consulenza legale.

I figli adottivi si sentono maggiormente in colpa per la separazione dei genitori perché, purtroppo, sono spesso gli stessi genitori a dire che la crisi è cominciata con l’adozione. Ecco perché gli esperti sostengono che la separazione funziona, nel figlio, come un “riattivatore traumatico”.

Tutti i genitori si sentono in colpa verso i loro figli per essere la causa della fine dell'ideale di famiglia unita, ma a questa colpa i genitori adottivi sommano la colpa del fallimento del progetto adottivo verso bambini già seriamente provati dalla vita. Senso di colpa provato generalmente sia da chi chiede la separazione sia da chi la subisce. Entrambi i genitori, infatti, hanno paura che i propri figli vivano con la separazione coniugale un secondo abbandono o comunque un ennesimo trauma nella loro esistenza già dolorosa, ove si sono fidati di adulti che poi li hanno fatti soffrire.

Il conflitto tra genitori, o tra genitori e figli, quindi, se opportunamente gestito, può diventare uno spazio di apprendimento e crescita e non di distruzione della famiglia, un luogo e un tempo da cui uscire con una rinnovata fiducia nel progetto adottivo iniziale.

Verso un nuovo equilibrio

Il percorso di mediazione familiare, se correttamente compreso e tempestivamente scelto dalla coppia, può preservare la famiglia da un contesto giudiziario che non può che aggravare il conflitto in un'ottica di vincitore-perdente, proponendo in alternativa un'ottica vincitore-vincitore e la valorizzazione dei bisogni di tutti i componenti della famiglia.

Si può essere coniugi separati, ma genitori per sempre.

L'obiettivo finale si realizza quando il padre e la madre, nell’interesse loro e dei figli, si riappropriano, pur separati, della comune responsabilità genitoriale in un clima di cooperazione e di mutuo rispetto.

La mediazione potrebbe rivelarsi uno strumento utile anche quando si deve mantenere una

continuità nel contatto fra il bambino ed i genitori naturali, considerato che le “adozioni aperte” ultimamente sono sempre più comuni. Sebbene possa non essere facile riunire genitori naturali ed adottivi nella medesima stanza per una discussione faccia a faccia, le tecniche della mediazione familiare possono essere utilizzate in incontri separati, per stabilire le regole e la frequenza delle visite e definire i dettagli pratici. La mediazione può essere usata per facilitare la comunicazione fra genitori naturali e genitori adottivi, e fra il bambino ed entrambe le coppie di genitori. Affinché l'intervento di mediazione familiare possa esprimere al massimo le proprie potenzialità, è necessario che ne vengano garantiti, sempre, i principi fondanti: volontarietà, autonomia dal contesto giudiziario, riservatezza ed autodeterminazione dei partecipanti.

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