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Un ponte per il padre: un caso di mediazione in famiglia

avvocatoarpini

I nomi sono di fantasia


La madre di Clara viene lasciata dal marito Gioele per un'altra donna quando Clara è adolescente. Sono passati quasi trent'anni, Clara è sposata ed ha tre figli. Il padre si è risposato con l'"altra", Giuliana, ed attualmente è malato e richiede cure costanti.

Il rapporto fra Clara e la matrigna Giuliana è difficile e molto conflittuale.


La mediazione in famiglia può essere uno strumento prezioso in una situazione delicata come quella descritta. Il padre malato richiede assistenza e cure, ma il rapporto tra la figlia e la matrigna risulta complicato da dinamiche familiari irrisolte, risentimenti e conflitti passati. L’intervento del mediatore familiare è finalizzato a facilitare il dialogo, prevenire ulteriori conflitti e promuovere soluzioni condivise.

Obiettivi della mediazione in questo contesto

  1. Chiarire ruoli e responsabilità: Definire in modo equo e realistico chi si occuperà di cosa nell’assistenza al padre.

  2. Gestire emozioni complesse: Offrire uno spazio sicuro dove la figlia e la matrigna possano esprimere paure, stress, rancori o dubbi legati alla situazione.

  3. Promuovere il lavoro di squadra: Aiutare entrambe a collaborare nonostante eventuali differenze personali o difficoltà relazionali.

  4. Pianificare a lungo termine: Creare un piano per l’assistenza che tenga conto delle necessità del padre, dei limiti della matrigna e degli impegni della figlia.

Strategie e strumenti della mediazione

  1. Riconoscere il punto di partenza emotivo

    • La matrigna potrebbe sentirsi sopraffatta dal carico di assistenza o timorosa di essere lasciata sola a gestire la situazione.

    • La figlia potrebbe provare sentimenti contrastanti: un senso di dovere verso il padre ma anche risentimento per i conflitti passati o per l’impatto sulla sua famiglia.

    • Il mediatore permette di esplorare questi vissuti senza giudizio, favorendo la comprensione reciproca.

  2. Definire obiettivi comuni

    • Entrambe le donne condividono un interesse comune: garantire al padre la migliore qualità di vita possibile.

    • Il mediatore può usare questo obiettivo per creare una base di collaborazione, superando divergenze personali.

  3. Suddivisione dei compiti

    • Si discutono le possibilità realistiche di contributo della figlia, considerando i suoi impegni familiari e lavorativi.

    • Si chiariscono i limiti e i bisogni della matrigna, che probabilmente ha un ruolo principale nella gestione quotidiana.

    • Si esplorano opzioni come il supporto di caregiver professionisti o strutture specializzate per ridurre il carico su entrambe.

  4. Strumenti per la comunicazione

    • Si creano modalità di comunicazione efficaci (riunioni periodiche, utilizzo di app per la gestione condivisa degli impegni, ecc.).

    • Si stabiliscono regole per evitare conflitti (ad esempio, concentrare il dialogo sulle esigenze del padre, evitando discussioni su eventi passati).

  5. Supporto esterno

    • Si possono coinvolgere altre figure, come un medico, un assistente sociale o un consulente legale, per prendere decisioni informate su aspetti sanitari o patrimoniali.

    • Si esplorano risorse come assistenza domiciliare, servizi del territorio o supporto economico.

Benefici attesi dalla mediazione

  1. Riduzione dei conflitti: La mediazione aiuta entrambe a concentrarsi sulla gestione pratica e a ridurre i contrasti emotivi.

  2. Maggiore serenità: Una divisione equa dei compiti evita che la matrigna si senta isolata e che la figlia si senta sopraffatta.

  3. Preservazione dei legami: Migliorare il rapporto tra la figlia e la matrigna può giovare anche alla relazione con il padre malato.

  4. Efficacia nella gestione dell’assistenza: Un approccio condiviso e pianificato consente di affrontare meglio le sfide pratiche e logistiche.

Approccio del mediatore

Il mediatore mantiene una posizione neutrale, favorendo il dialogo e lavorando per superare eventuali rancori. Può proporre incontri sia individuali che congiunti, per comprendere appieno le prospettive delle parti coinvolte e costruire un terreno comune. L’obiettivo finale è aiutare figlia e matrigna a creare una collaborazione che metta al centro il benessere del padre, ma che rispetti anche i limiti e i bisogni personali di entrambe.

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