Tralasciando considerazioni di carattere economico che ci permetterebbero di affermare, con tutta certezza, che il percorso giudiziario risulta, di gran lunga, quello più oneroso, appare doveroso, per lo meno in una materia come il diritto di famiglia in cui in gioco entrano i sentimenti, le emozioni e la serenità delle persone, soffermarsi sui costi "personali" di una separazione, un divorzio, uno scioglimento di una convivenza di fatto. Ancor più in presenza di figli.
Affrontare una separazione comporta una grande fatica in termini emotivi; si fanno bilanci, valutando obiettivi raggiunti e obiettivi mancati; maturano riflessioni e progetti per il futuro, due conti con sé stessi e con gli altri; qual è la considerazione che ho di me e dei miei rapporti con il prossimo? Cosa pensano gli altri di me? Relazionarsi con le persone che ci vivono accanto diventa improvvisamente difficile: il partner, i figli, le famiglie di origine, la cerchia sociale.
In un contesto emotivo come quello appena descritto, affrontare una causa in Tribunale è molto impegnativo e aggiunge un carico psicologico non indifferente: non si comunica più, se non tramite il proprio avvocato, i tempi sono quelli della giustizia e dei relativi uffici, il provvedimento, a volte, si fa attendere più del dovuto, il clima è inevitabilmente antagonistico e giudicante, ci si trova costretti a ricorrere a consulenze tecniche d'ufficio e di parte e la separazione non è più "questione privata".
Diventa una guerra, dove vince chi sferra il colpo più forte. E i figli, nel migliore dei casi, sono costretti ad assistere, impotenti, mentre il loro ideale di famiglia si sgretola nel peggiore dei modi. L'obiettivo è vincere, il bisogno primario la rivalsa, a volte la vendetta.
Anche la rabbia, il dolore, la frustrazione - nascosti dietro granitiche prese di posizione e aperte rivendicazioni di diritti - sono sentimenti legittimi, con una propria dignità, che meritano riconoscimento e accoglienza; ciò che fa la differenza è la scelta del modo e del luogo dove esprimerli: in un Tribunale o in una stanza della mediazione.
Delegare questioni importanti a terzi, al proprio avvocato e ad un giudice, talvolta, potrebbe apparire come l'opzione meno scomoda e più deresponsabilizzante, una "via di fuga" da sé stessi.
La scelta, in un caso o nell'altro, si rivelerà emotivamente onerosa. Il miglior interesse per i figli - e un genitore sa riconoscerlo bene - dovrà essere il faro che indicherà la via a chi avrà il coraggio di seguirla.
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